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SArà una risata che vi seppellirà…

di gregge . per l appunto .. la pecora nera va dall altra parte …

la bocca . atteggiamento di sorriso , il corpo non lo capisce … e quindi inizia a produrre più ossigeno il corpo , inizia ad avere un metabolismo migliore … la contagiosità, lo sbadiglio , alla risata , tecno yoga . cosi come è placido il gabbiano cosi sono in agguato i gatti e i corvi per scalzarlo dal suo regno che all inizio sembra un sogno e poi potrebbe diventare un incubo….

si sono sempre Enrico Valbonesi tel. 3294167403 in versione .. entrate finaziare occasionali cripto asset .nei paesi di HALLA .. e le plus valenze ripercussioni fiscali con la dichiarazione dei redditi ad impattare in modo sostenuto sulla fiscalità di ognuno di noi evitare di avere la residenza in italia . valutare strategia legale di delocalizzazione ( espatrio da qualsiasi paese e successivo radicamento in luogo europeo come MAlta vado li e il centro della mia vita è il mio paese rapporti finaziari , mobile , inscrione palestra ass medica i miei figli seguono il radicamento poter beneficiare enviroment di quel paese implementare rispettando da ogni paese la procedura di espatrio e poi radicamento nel paese futuro per il nostro stile di vita risulta interessante ) in un paese fiscalente favore come quello di HALLA . criptosfera e mercato immobilare in estremo aumento mentra d anoi è esattamente l opposto . un quarto .

Portare via la famiglia dal paese opportuno adesso si deve cercare . un paese Libero. dal covid e da tutto ciò che ci può limitare nelle attività… perchè il

adesso muovermi nel paese di Hallà.

Tornare alla normalità lentamente tra autunno caldo finiranno i sussidi fine emergenza nei prossimi 3 anni o ci sarà una digitilizzazione dell azienda e ci si riprenderà rafforzati , c’è la zombi . LARA garta 6 mesi fà :

Fiumi di liquido approdano perchè non c’è tassazionealcuna . chash out dei guadagni dagli exange e li sposta in immobili e compra tutto un piano . alessandro nel mondo 3 livelli per i multi – 10 milioni usa , fascia 2,5 500 dolalri , sotto mezzo miglione ci sono tante realtà studio per gestirseli personale per reddito impiegarli come asset da rendita.

Immobili si ha una Visa per il paese di Halla. GRattacieli molto alti .

Il futuro del Bitcoin dipende, in gran parte, dalle autorità di regolamentazione e dalle grandi imprese. La crescita delle quotazioni nel 2021 del Bitcoin, è stata, almeno in parte, correlata alle decisioni dei grandi investitori istituzionali di investire in questa criptovaluta.

Inoltre, le grandi imprese stanno gradualmente aggiungendo Bitcoin ai loro servizi. In pratica, come servizi di pagamento, un sempre più crescente numero di persone ha aggiunto, alle proprie applicazioni, la possibilità di acquistare criptovalute.

Sullo sfondo della diffusione del Bitcoin e, più in generale, delle altre criptovalute, le banche centrali di molti paesi hanno, dunque, iniziato a studiare il lancio di valute digitali.

I prezzi di generi alimentari e materie prime stanno esplodendo: perché rischiamo una rivolta sociale

Boom di rincari per molte “commodities”, tra cui grano e mais. L’inflazione alimentare rischia di destabilizzare l’economia mondiale.

Se durante la pandemia abbiamo notato il rialzo moderato dei prezzi di generi alimentari e, più in generale, dei beni di prima necessità, sappiate che forse il rischio rincari non è affatto passato. Malgrado il deciso rallentamento nell’Eurozona dopo il boom di un anno fa, si moltiplicano i segnali negativi in tal senso. Ieri, le quotazioni del mais sui mercati hanno toccato il livello più alto da otto anni a questa parte. Da inizio anno, segnano un rialzo di oltre il 46%.

E non si tratta di un andamento isolato. La farina è salita anch’essa del 17% quest’anno, così come il costo del legname del 63%. In quest’ultimo caso, si tratta di nuovi massimi storici. Il boom dei prezzi alimentari di accompagna in questa fase a quello di numerose materie prime. Il petrolio guadagna quest’anno il 30% e si è riportato da qualche mese ai livelli pre-Covid, con il Brent in area 65 dollari. Il prezzo del rame è salito nel frattempo del 26% a 9.760 dollari ieri, il livello più alto da 10 anni. Stabile da inizio anno l’argento, le cui quotazioni segnano, però, un rialzo su base annua del 76,5%.

Alcuni rialzi di prezzi alimentari sono legati a fattori contingenti. Come la siccità di North e South Dakota, che non lascia prevedere buoni raccolti di mais. E neppure nel Sud America ci si attende un raccolto record. Inoltre, il governo argentino valuta di inasprire i dazi sulle esportazioni, una politica volta a favorire la vendita di beni di prima necessità sul mercato domestico. Ad ogni modo, non vi sfugga che il quadro d’insieme che si sta delineando sia piuttosto chiaro.

Prezzi alimentari e rischio tensioni sociali

L’eccesso di liquidità sui mercati sta spingendo gli investitori a rifugiarsi sulle materie prime e persino sul cibo per impiegare i capitali in maniera fruttifera e con rischi contenuti.https://f0f73bdf11803e561ebd97f6309432ad.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html I prezzi alimentari stanno salendo, oltretutto, anche in conseguenza dei rincari delle materie prime. Se il petrolio costa di più, anche le coltivazioni nei campi diventano più onerose e così successivamente il trasporto delle merci. Una situazione che somiglia tantissimo a quella che si venne a creare dopo la crisi finanziaria del 2008-’09. Allora, tra il 2010 e il 2011 diversi prezzi alimentari e di materie prime sui mercati internazionali esplosero, provocando destabilizzazioni geopolitiche di cui ancora oggi paghiamo lo scotto.

Le Primavere Arabe scaturirono proprio dalle rivolte sociali in vari stati del Nord Africa, a partire della Tunisia, dilagate subito dopo nel Medio Oriente in protesta contro il carovita. Rispetto ad allora, se vogliamo, la situazione odierna è nettamente peggiore. Dieci anni fa, i postumi della crisi globale erano perlopiù visibili presso le economie avanzate, mentre la pandemia ha colpito più simmetricamente tutti. E, soprattutto, le banche centrali hanno inondato i mercati di molta più liquidità e al termine di un decennio già di fortissimo allentamento monetario. In sostanza, i prezzi alimentari e delle “commodities” oggi dispongono di margini di ulteriore crescita ben maggiori di quanto non avvenne nel biennio 2010-’11.

Le condizioni in cui versa gran parte dello stesso mondo avanzato sono molto critiche. Esistono categorie che non riescono a lavorare da oltre un anno, a causa delle restrizioni anti-Covid. I tassi di disoccupazione reali sono notevolmente superiori a quelli ufficiali, con la conseguenza che il disagio sociale statisticamente risulta sottostimato. Ma se alla penuria di reddito si dovesse sommare il boom dei prezzi alimentari, la miscela diverrebbe esplosiva per i governi. Il malcontento rischierebbe di montare a livelli non sostenibili, né vi sarebbe la possibilità di rispondere ricorrendo a dosi di ulteriore indebitamento. Per questo, i grafici sui futures delle materie prime dovrebbero allarmarci. Di questo passo, rischiamo la rivolta sociale.https://f0f73bdf11803e561ebd97f6309432ad.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html Ironia della sorte, le banche centrali riuscirebbero formalmente a centrare i loro obiettivi d’inflazione. Ma sarebbe una grottesca vittoria di Pirro.

iù soldi in circolazione sostengono l’oro

Non è un segreto che le Banche centrali, oramai da anni, abbiano attuato una politica espansiva che prevede l’immissione di liquidità nel sistema finanziario. Come è possibile vedere dall’immagine allegata, una crescita della massa monetaria in circolazione corrisponde ad un prezzo dell’oro sempre più alto. Se pensiamo che la strategia degli istituti centrali rimarrà a lungo quella del Quantitative Easing, è corretto aspettarsi un prezzo dell’oro ben più elevato rispetto a quello attuale.

Sia Goldman Sachs che Bank of America pensano che il prezzo dell’oro possa salire fino a quota 3.000 dollari per oncia nei prossimi mesi. L’analisi di questi due colossi bancari non fa altro che incrementare l’interesse degli investitori per questa materia prima investimento che, nella storia, ha sempre svolto l’importante compito di proteggere dall’inflazione.
 

Trading sull’oro: la strategia di breve periodo

Se nel medio-lungo periodo il prezzo dell’oro dovrebbe salire, nel breve termine potremmo assistere a una serie di discese. Dopo il recente ribasso i prezzi potrebbero avere bisogno di tempo per stabilizzarsi e ripartire. Dall’area di 1.870 dollari l’oncia i prezzi hanno segnato un colpo di coda che inizialmente ha fatto pensare ad una ripresa del trend rialzista ma, come vedremo ora, potrebbe non essere cosi.

nomadi digitali .. in un posto dubai va replicare le performa crisi immobiliare delal terra di HAlla.. lamborghini e ferrai abbandonate . Le banche non ti danno piu soldi le soluzioni a leva …il territorio di HALLA è un brend . GLI italiani . e le cripto sono presi dei super bonus per fare cash out immobili posizionatie diversificare e stanno bene qui . IO mi sto organizzando per passare le EXPO ,

Stati uniti approvazione camera rappresentati disgno di legge trasfrmare woschinton nel 51 stato all interno dlela federazione degli stati uniti . 1959 alasca e hawai trasformare woshinton dic . in particolare rappresentanza nel senato.

oro glod 700 dollari oncia 600-700 dollari prezzi die strazione . 2011 massimo storico 1900 oncia massimo storico debito soprano . di massimo splendore . lateralizza per 18 mesi 2012 darghi interventi banca centrale -.dawn trend 1100 dollari 2015 moto turbolento sorti della grecia …finaziario riparte uan nuova fase rialzista che accelera nei 18.000 dollari pandemica .. due decenni del gold . mai più la commoditi babble , tra 2010 e il 2011 ancora alla pari in termini di controvalore nominale . inflazione ed oro i piani di intervento delle banche cosa è accaduto deflazione . sostanzialmente la capacità di fuoco delle abnche valgono il 10% del pil mondiale stabilizzare il debito dleel nazioni e sia gestibile. piani di aiuto delle rispettive economie problematiche analoghe se tardano gli effetti della ripresa. quando si deve comperare quando il prezzo è molto prossimo alle quotazioni di estrazione e si deve vendere dopo la turbolenza fianziaria . l oro non è un asset da tenere a lungo termine se lo segreghiamo costi di mantenimento della mantenimento . 2010 e lo andasse a smobilizzare adesso doveva pagare il suo costi di estrazione dell oro : 200 euro oncia .

Nel giro di pochi mesi le materie prime subiscono aumenti di prezzo da record. Dai metalli come palladio e rame, fino alle materie base dei prodotti agricoli come grano e mais.

Ogni giorno un record diverso: negli ultimi mesi i prezzi di materie prime e prodotti agricoli hanno raggiunto cifre record con aumenti che preoccupano tutta la filiera dei vari settori. Oggi il palladio è salito per la prima volta sopra i 3mila dollari l’oncia (31 grammi) e si attesta ora ad un prezzo medio di 2,939.35 dollari statunitensi (2.444,98 euro).

Il palladio, metallo proveniente principalmente da Sud Africa e Canada, è usato nelle marmitte catalitiche per ridurre le emissioni dei veicoli a benzina e da marzo il suo valore è cresciuto del 30%. Allo stesso tempo il rame, il cui valore è determinato in parte dall’economia cinese, ha sfiorato ieri i 10mila dollari a tonnellata raddoppiando nell’ultimo mese le sue quotazioni.

Come i precedenti, sono saliti anche i prezzi di alluminio e acciaio.

Aumento dei prezzi per la ripresa industriale

L’aumento dei prezzi è in parte causato dall’incremento della domanda per la ripresa delle produzioni industriali a livello mondiale, e in parte al fatto che i prezzi sono espressi in dollari statunitensi, valuta che ha perso il 2% nell’ultimo mese rispetto alle altre monete. Tra i fattori è da fare presente anche la speculazione.

Non solo metalli: preoccupazione per aumento prezzi dei prodotti agricoli

La stessa traiettoria dei metalli la stanno percorrendo gli alimenti base dei prodotti agricoli quali grano, soia e mais. Da inizio aprile il prezzo del grano è cresciuto di oltre il 20%, così come la soia, lo zucchero e altri prodotti.

Secondo Bloomberg, l’indice delle quotazioni dei prodotti agricoli è salito del 76% nell’ultimo anno, rappresentando l’aumento più forte degli ultimi 10 anni. A differenza dei materiali industriali, il rischio delle conseguenze e delle ricadute sociali di questa dinamica delle quotazioni possono essere molto rapide, soprattutto nei paesi più poveri.

A inizio aprile in Italia un’indagine del Centro Studi CNA sull’impatto del Superbonus 110% ha rilevato che il 79% delle imprese intervistate segnalavano aumenti preoccupanti nei prezzi delle materie prime.


previsione di oro : 1900 euro . un anno circ 2400 dollari oncia . 3000 dollari oncia . 5-30% del portafoglio tassi interessi sia un surrogato delle obligazioni , fare crescere il peso azioni passate dal concetto di attività a portafoglio e asset . inversi l uno dall altro .

Oggi ci sono molte similitudini con quegli anni: mercati euforici, aumento del trading da parte di gente inesperta, nuove tecnologie abilitanti… Ma per l’economista è improbabile replicare un collasso di quelle proporzioni

Gli anni Venti del ventunesimo secolo appaiono una riedizione dei Ruggenti Anni Venti del secolo scorso, in cui l’euforia dei mercati azionari portò poi al tragico crollo del ’29, che travolse l’economia Usa con contraccolpi dolorosi in tutto il mondo. Ad affermarlo è il premio Nobel per l’economia Robert Shiller, che in un argomentato commento pubblicato sul New York Times ha spiegato le similitudini tra il decennio che stiamo vivendo e quello di 100 anni fa.

“Siamo in una seconda edizione dei Ruggenti Anni Venti, o almeno così può sembrare a giudicare dagli innumerevoli commenti che suggeriscono che stiamo entrando in un decennio esuberante che riecheggia quello di un secolo fa”, ha commentato l’accademico di Yale, considerato uno dei padri della finanza comportamentale e creatore tra l’altro del Cape Ratio, che serve a capire se un titolo o un indice è sottovalutato o sopravvalutato (e se quindi ci sono bolle all’orizzonte). “Gli anni ’20 sono stati contrassegnati da festeggiamenti frenetici, ritorni strabilianti sui mercati azionari e, alla fine, da uno dei peggiori e più devastanti crolli, seguiti da depressione, della storia moderna”, ha aggiunto Shiller.

Ma veniamo ai numeri. Anche se non sappiamo come finirà questo decennio, i dieci anni che si sono chiusi al 31 marzo sono stati spettacolari, con un total return corretto per l’inflazione del 12% l’anno sull’indice S&P, spiega l’economista. “È stato il più grande mercato toro della storia Usa, se si considera l’inflazione”, dice Shiller. Secondo i suoi calcoli, il total return reale dello Standard & Poor’s Composite Index (il predecessore dell’S&P 500), inclusi i dividendi, è stato in media del 20% l’anno dal settembre 1919 al settembre 1929. Con una moltiplicazione della capitalizzazione per sei volte in un decennio.

Poi, il dramma: da settembre 1929 a giugno 1932 l’indice ha perso, inclusa l’inflazione, il 77%.

In tema di similitudini, anche negli anni ’20 di un secolo fa i forti risultati del mercato azionario avevano spinto molte persone inesperte a investire, com’è accaduto anche dal 2020 in poi (con conseguenze paradossali, come il derivato sul petrolio sceso in terreno negativo per la prima volta nella storia), con il boom del trading online.

Non solo: anche all’inizio degli anni Venti (di un secolo fa), le persone “vedevano il mercato come un grande gioco, favorito dall’innovazione tecnologica e dai nuovi mass media”. Per esempio, “nel 1923 la società Trans-Lux tirò fuori il ‘movie ticker’, un grande schermo illuminato sul quale venivano mostrati i rapidi cambiamenti dei prezzi dei titoli azionari”. Per la prima volta, folle di persone potevano riunirsi davanti a questi schermi nelle sedi delle società di brokeraggio e controllare l’evoluzione dei propri investimenti. E sentire parlare di mercati alla radio, la nuova tecnologia di quell’epoca, accedendo a una nuova narrativa sul successo finanziario.

E però, anche se di mercati e di investimenti si parlava tanto, alcuni indicatori oggi essenziali per le valutazioni, come il rapporto prezzi/utili, venivano ignorati dai trader, e già nella primavera del ’29 questo fenomeno era stato notato in un articolo del New York Herald Tribune, che aveva iniziato a sollevare dei dubbi. Quella misura infatti era sui massimi storici, e indicava che i valori di mercato apparivano difficili da giustificare, racconta Shiller. A peggiorare il contesto, c’è la circostanza che molti risparmiatori, per poter investire, si erano indebitati con i broker.

I contorni della tragedia imminente iniziavano a delinearsi, anche se all’inizio dell’anno una serie di warning della Fed sul rischio di eccessiva speculazione finanziaria non avevano fatto altro che attirare ulteriormente l’appetito per il mercato.

La storia successiva la conosciamo. Nell’autunno dello stesso anno i mercati iniziarono a scendere, culminando nel cosiddetto Martedì Nero che segnò il crollo di Wall Street dando il via alla Grande Depressione.

Ma pensando a quel particolare decennio, ci sono similitudini con il periodo attuale? “Certamente”, è la risposta di Shiller. “L’attuale diffusa fascinazione relativa al rialzo dei mercati, accompagnata dai recenti timori di una possibile spirale ribassista e sulle valutazioni tirate richiamano quelle di 100 anni fa.

“Detto ciò, non c’è nessuna ragione particolare per cui dobbiamo aspettarci un collasso del mercato che possa essere drammatico quando quello del ’29, e sia il governo sia la Fed hanno dimostrato di essere molto più abili nel prevenire le recessioni prolungate rispetto ai predecessori. Ma non saremmo sorpresi se le sensazioni di disagio sul mercato raggiungessero proporzioni difficili da gestire, portando alla fine a un forte calo del mercato”.


Prosegue il rally dei prezzi delle materie prime come da un po’ di tempo a questa parte stiamo segnalando. Dopo la salita del rame, che non appare conclusa, è la volta del ferro che alla Borsa di Singapore (SGX) ha fatto registrare un massimo storico a 226,55 USD la tonnellata questo lunedì 10 maggio.

In particolare il prezzo riguarda il future del ferro del mese di giugno 2021, mentre il prezzo del future di luglio è lievemente più basso al momento, ma ha raggiunto un massimo ancora più alto a 230 USD. In media l’impennata si aggira tra il +8% e il +10%.

Ciò ci indica che nei prossimi due mesi almeno, ci si attende una ulteriore impennata dei prezzi delle materie prime.

Cosa accade alle materie prime?

La repentina riapertura delle economie nazionali ha attivato una domanda molto alta che in parte era stata repressa dalle chiusure. Sulla catena di fornitura dei metalli si è così riversata una richiesta di rame, ferro, e di tanti altri metalli che non può essere soddisfatta dall’industria nel breve tempo.

La catena di fornitura è quindi in affanno e da qui l’aumento dei prezzi. E si spera che non si crei un vero e proprio blocco, perché potrebbe creare una impennata dei prezzi del ferro e delle materie prime senza precedenti.

Se ciò potrebbe accadere? Come fa notare l’analista di materie prime, Vivek Dhar, a Bloomberg, e riportato da Teleborsa, il settore è molto caldo al momento e c’è una forte domanda di acciaio cinese che ci si domanda quando si attenuerà, perché “l’offerta non è ancora in grado di soddisfare quella forte domanda”.

E se poi la richiesta di ferro di altri Paesi, oltre la Cina, si dovesse risvegliare con prepotenza, allora la domanda di acciaio a livello globale potrebbe diventare così elevata da creare ulteriore pressione sulla supply chain. Pubblicita’

Il risvolto per gli investitori

Per gli investitori sulle materie prime queste informazioni sono una utile indicazione di come stanno le cose. Per loro si apre un momento interessante che potrebbe fruttare ritorni cospicui. Bisogna domandarsi per quanto, però, questo stato delle cose durerà, così da essere pronti a vendere quando l’offerta tornerà adeguata e di conseguenza i prezzi scenderanno.

Il tutto dipende da un insieme di fattori. Anzitutto si tenga presente che le grandi economie come gli Stati Uniti hanno approvato un mega piano di investimento nelle infrastrutture che ammodernerà tutto: strade, ferrovie, aeroporti, servizi idrici delle città. L’Europa ha bisogno di fare lo stesso attraverso il Next Generation EU.

Certamente questi piani sono talmente mastodontici che richiederanno anni per essere implementati, e in Europa si notano le pachidermiche lentezze: chissà se vedremo almeno i primi fondi per la seconda metà del 2021.

Nel frattempo l’offerta potrebbe essersi adeguata ed essere pronta a soddisfare tutte le richieste. Bisognerà, quindi, seguire con attenzione l’evoluzione per capire il momento giusto per entrare ed uscire.

Prezzo del ferro dal breve al lungo periodo

Tuttavia si tenga presente che la dinamica dei prezzi del ferro e delle altre materie prime potrebbe vivere un doppio, chiamiamolo “effetto”.

Il primo di breve periodo a cui stiamo assistendo e che farà elevare di non poco l’inflazione. Il secondo effetto lo vedremo manifestarsi nel corso del decennio, perché la richiesta di metalli resterà alta per quanto scritto sopra, ma anche per soddisfare la digitalizzazione e la transizione energetica.

Molto interessante da questo punto di vista, l’analisi su metalli rari che abbiamo pubblicato di recente.

Negli ultimi mesi, il livello generale dei prezzi di beni e servizi nelle maggiori economie occidentali ha ricominciato a salire, e lo ha fatto a un ritmo sempre più elevato. In altre parole, è salito il tasso d’inflazione, inteso come il tasso di crescita dei prezzi misurati in un dato mese rispetto a quelli dello stesso mese un anno prima.

Dopo un calo dovuto allo scoppio della pandemia, negli ultimi mesi l’inflazione è tornata a crescere prima negli Stati Uniti e poi nell’Eurozona, uscita a inizio anno da una deflazione durata cinque mesi (la deflazione è il contrario dell’inflazione, cioè quando i prezzi scendono in un dato mese rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). Secondo le principali istituzioni monetarie questo aumento è temporaneo, ma negli ultimi mesi si sono accumulati segnali che potrebbero far pensare che l’inflazione possa tornare a livelli sostenuti a lungo.

L’ultimo dato disponibile per l’Eurozona è quello di aprile scorso (non incluso nel grafico perché ancora provvisorio), mese in cui l’Eurostat stima che i prezzi siano saliti dell’1,6 per cento rispetto all’aprile 2020, anche a causa di un forte aumento del costo dell’energia, dovuto principalmente all’incremento del prezzo del petrolio. A marzo, la crescita era stata dell’1,3 per cento, mentre a febbraio e gennaio era stata dello 0,9 per cento.

Negli Stati Uniti, la dinamica è stata ancora più marcata: mentre a maggio 2020 l’inflazione era pressoché nulla, lo scorso marzo è arrivata al 2,6 per cento. Questo livello è leggermente superiore a quello ritenuto ottimale dalla banca centrale statunitense, la Federal Reserve (FED), che, come la Banca Centrale Europea, ha tra i propri obiettivi quello di mantenere la stabilità dei prezzi nella propria regione di competenza, e per farlo gestisce la propria politica monetaria tentando di raggiungere un’inflazione leggermente inferiore al 2 per cento. Ultimamente però, la FED ha fatto intendere che potrebbe lasciare l’inflazione fluttuare al di sopra di questa soglia (assicurandosi che non ne salga «sensibilmente» al di sopra) per i prossimi mesi, purché nel medio termine l’inflazione media stia attorno al 2 per cento.

Per farla scendere infatti, dovrebbe aumentare i tassi di interesse – come ha notato l’attuale ministra del Tesoro statunitense ed ex presidente della FED Janet Yellen, e come ha deciso di fare la banca centrale del Brasile proprio qualche giorno fa – il che frenerebbe la ripresa dell’economia americana.

Ad ogni modo, l’aumento dell’inflazione a cui stiamo assistendo non è una sorpresa: era già stato previsto da mercati e analisti, soprattutto a causa delle ingenti quantità di denaro immesse nelle economie da banche centrali e governi per contrastare la crisi, perché più denaro c’è in circolo, più questo tende a svalutarsi, facendo salire i prezzi. Quest’aumento non è ancora allarmante, perché si tratta tutto sommato di tassi relativamente bassi (ricordiamoci che in Italia, dal 1973 al 1984, l’inflazione media annua è rimasta costantemente a due cifre, arrivando a superare il 21 per cento nel 1980), e va considerato che una parte del rialzo è dovuta semplicemente al fatto che stiamo confrontando i prezzi di oggi con quelli di un anno fa: il periodo di crisi peggiore.

– Leggi anche: Sta tornando l’inflazione?

Il fatto che il fenomeno non sia allarmante non vuol dire però che vada trascurato, perché diversi segnali lasciano presagire che l’inflazione possa salire ulteriormente nel breve termine.

Il segnale più importante è l’aumento dei prezzi delle materie prime registrato nell’ultimo anno. Questa settimana, il Bloomberg Commodity Spot Index (un indice che misura i prezzi di 23 materie prime tra cui petrolio, oro, alluminio, ma anche mais, zucchero e caffè) ha toccato i suoi massimi dal 2011, crescendo del 70 per cento da marzo 2020, quando era sceso ai minimi da quattro anni a causa dello scoppio della pandemia.

Fra tutte le sue componenti spicca il prezzo del petrolio, salito di oltre il 30 per cento da inizio anno. Questo è uno dei fattori più importanti dell’inflazione perché influisce sia sul costo dell’energia, e quindi della produzione industriale, sia su quello dei carburanti, e quindi dei trasporti delle merci: tutti costi che vanno a far salire il prezzo finale dei beni, oltre che quello ovvio della benzina. L’aumento del prezzo del greggio è dovuto a due fattori principali: la ripartenza di grandi economie che ne consumano molto, come gli Stati Uniti ma soprattutto la Cina (dove il prodotto interno lordo è cresciuto del 18,3 per cento nel primo trimestre 2021 rispetto al primo trimestre 2020), e la recente decisione dell’OPEC+ (che è un’alleanza fra l’OPEC, il cartello dei paesi esportatori di petrolio tra cui l’Arabia Saudita, e altri importanti produttori come la Russia) di mantenere invariata la produzione di greggio dopo anni di tagli, benché la domanda stia aumentando.

A questo si sommano gli aumenti dei prezzi di materie prime come rame, alluminio, piombo, zinco e cotone, la cui domanda è salita molto a causa della ripresa della produzione industriale.

Stessa cosa è avvenuta al prezzo del legname, cresciuto a causa della ripresa del mercato immobiliare statunitense, che ne fa largo uso. Negli ultimi 12 mesi, stima Bloomberg, l’aumento del costo del legno negli Stati Uniti ha fatto salire il prezzo medio di una casa unifamiliare di oltre 35.800 dollari.

Allo stesso tempo, anche diverse materie prime destinate alla produzione di alimenti, come il mais, il grano e lo zucchero sono diventate più care a causa di fenomeni climatici avversi, come la siccità che ha colpito il Brasile, ma anche a causa dei problemi logistici che la pandemia continua a provocare alle filiere. Questo sta facendo salire il livello generale dei prezzi del cibo su scala globale, come conferma l’ultimo aggiornamento dell’indice dei prezzi del cibo redatto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), salito in aprile del 30,8 per cento rispetto a un anno prima, a livelli che non si vedevano dal 2014.

L’aumento di prezzo più lampante negli ultimi mesi è stato quello degli oli vegetali, specialmente quelli di soia, di colza e di palma, per cui l’offerta dei paesi esportatori non riesce a soddisfare la domanda. Peraltro, l’aumento del prezzo del cibo non sta interessando tutti indistintamente: i paesi più colpiti sono quelli che hanno situazioni di instabilità politica, dove la valuta locale ha subìto forti svalutazioni nei confronti delle altre, o dove l’approvvigionamento di cibo dipende in larga misura dalle importazioni, come il Libano, lo Zimbabwe, il Sud Sudan e l’Argentina.

Oltre all’aumento dei prezzi delle materie prime, ci sono altri fattori che stanno facendo salire l’inflazione e ne segnalano un possibile aumento nel breve termine. Le misure di contrasto alla pandemia hanno dato luogo a rallentamenti nella logistica e problemi nel mantenimento in funzione delle linee produttive di impianti dove si producono semilavorati come i semiconduttori, che hanno creato a loro volta problemi alla produzione di prodotti finiti, dalle automobili agli elettrodomestici. Il settore automobilistico è uno dei più colpiti dalla carenza di microchip: a fine aprile, Ford ha dovuto chiudere temporaneamente una dozzina di impianti tra Europa e Nord America, Renault ha smesso di aggiornare le proprie previsioni sulla produzione per via della «troppa incertezza», mentre Volkswagen e Stellantis (il nuovo marchio nato dalla fusione di FCA e PSA) hanno avvertito che la situazione sta peggiorando nel secondo trimestre.

L’aumento dei costi delle materie prime, di trasporto e di imballaggio è stato citato anche dalla multinazionale Nestlé tra le ragioni per cui la società si troverà costretta ad aumentare i prezzi di diversi prodotti tra la fine del 2021 e il 2022.

Annunci come questo, sommati ai segnali visti precedentemente, fanno sospettare che l’aumento dell’inflazione non sia ancora terminato: molte società che producono beni finali stanno ancora facendo i conti con l’aumento dei propri costi, e potrebbero volerci dei mesi perché capiscano di quanto gli convenga aumentare i prezzi dei propri prodotti senza perdere mercato. E in effetti, se ci limitiamo a considerare l’Eurozona, la Banca Centrale Europea prevede che l’inflazione raggiunga il 2 per cento nel quarto trimestre di quest’anno.

Il punto su cui non tutti sono d’accordo è quanto a lungo quest’aumento durerà.

Alcuni economisti ritengono che l’inflazione potrebbe tornare a livelli sostenuti per lungo tempo. Sul medio termine, l’enorme spesa pubblica e la creazione di moneta impiegate rispettivamente da governi e banche centrali per far fronte alla pandemia potrebbero mantenere alta l’inflazione.

In particolare, la spesa pubblica straordinaria dei governi ha generato altissimi livelli di debito che sarà più facile ripagare con un’inflazione alta, perché al salire di prezzi e stipendi aumenterebbero anche le tasse incassate, mentre il valore nominale del debito resterebbe lo stesso. Perciò, ridurre l’inflazione potrebbe non essere una loro priorità.

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La “giornata tipo” delle gite giornaliere in barca a vela
con massaggio e yoga in amaca inizia con l’imbarco in mattinata seguito da un breve briefing per presentare la barca e introdurre l’equipaggio alle manovre di base della navigazione a vela per poter navigare in sicurezza. Una volta verificato il meteo per definire la miglior destinazione, si è pronti per partire: l’escursione giornaliera in barca a vela prevede una prima fase di navigazione al mattino,
i massaggio aereo e mini corsi di yoga in amaca una sosta in rada per il pranzo e qualche ora di counseling su amaca relax per risolvere tutti i vostri desideri e si concluderà con la navigazione pomeridiana e il rientro in porto al tramonto per l’aperitivo.

Le escursioni giornaliere in barca a vela sono aperte a partecipanti di qualsiasi età ed esperienza, e la formula dell’uscita in giornata le rende un’attività particolarmente indicata per partecipanti alla prima esperienza: se avete paura di soffrire il mal di mare o di non riuscire ad adattarvi facilmente alla vita a bordo, le gite giornaliere in barca a vela con massaggio e yoga in amaca vi offrono la possibilità di provare questa esperienza senza eccessivi vincoli e di apprezzare al meglio il piacere della navigazione. L’attività è aperta sia a singoli iscritti che a gruppi.
Il numero minimo di partecipanti per confermare le escursioni giornaliere in barca a vela è di quattro persone.

Inoltre possiamo creare su richiesta degli itinerari e programmi personalizzati in base alle vostre esigenze, permettendo all’equipaggio di godere appieno della sensazione di libertà che solo l’andar per mare può dare.
Ti è piaciuta l’uscita giornaliera in barca a vela? Perchè non provare allora il week end in barca a vela scegliendo una delle nostre numerose soluzioni.

i miei allievi .. in giro per il mondo ...

Uscite in barca giornaliere nel mare di Roma (Ostia)!

Uscite serali al tramonto con aperitivo!

Lunedi, martedì , mercoledì , giovedì, venerdì   barca a VELA
con massaggio e yoga in amaca !

Corso di
con massaggio e yoga in amaca e corso ancora
fitness in amaca (1 giorno – clicca)

uscita a vela a Roma di un giorno Collegamenti:

delle uscite giornaliere  a vela a Ostia – Roma

Uscite serali con aperitivo

Prezzi delle Uscite a vela di un giorno

Uscita Regalo: Regala e regalati un’emozione!

un’uscita in barca a vela con massaggio in amaca sul boma e yoga della risata è un regalo bellissimo!

Non sei mai salita su una barca a vela?

Vuoi solo goderti un giorno di relax al sole e al vento?

Vuoi imparare la tecnica della navigazione a vela?

Vuoi provare l’emozione di essere al timone di una  barca a vela con massaggio in amaca sul boma e yoga della risata?

Vuoi fare pratica nelle manovre a vela?

 Idea Regalo uscita a velaUn’Idea REGALO ORIGINALE? Regala un’uscita in barca a vela con massaggio in amaca e yoga aereo sulla barca in navigazione!

Insomma, per qualsiasi motivo tu voglia salire su una barca a vela, partecipa alle uscite a vela giornaliere a Ostia della associazione barca a vela con massaggio in amaca sul boma e yoga della risata!

In questa pagina puoi trovare il calendario delle uscite in barca a vela con massaggio in amaca sul boma e yoga della risata a Ostia a breve termine e il tipo di uscita.

Uscita giornaliera a vela di un giorno a Ostia

Le uscite in barca a vela con massaggio in amaca sul boma e yoga della risata giornaliere si possono effettuare nei weekend o nei giorni feriali.

Nella bella stagione le uscite a vela nel weekend si organizzano con preavviso di 2-3 giorni mentre per i giorni feriali, da lunedì a giovedì, si possono programmare con maggiore anticipo.

Il lunedi, martedì , mercoledì , giovedì, venerdì  è il giorno standard delle uscite a vela nei giorni feriali.

Il calendario delle uscite a vela di un giorno riportato sotto viene regolarmente aggiornato.

Se vuoi puoi ricevere gli aggiornamenti delle date sul tuo cellulare tramite whatsapp:

INVIACI il tuo numero ed inserisci il nostro (3294167403 ) nella tua rubrica telefonica (altrimenti il msg non arriva).

Potrai cancellarti in ogni momento.

uscite a vela regalo di un giorno a Roma - OstiaCOSTO DELLE USCITE A VELA GIORNALIERE

Le uscite a vela giornaliere costano 45 euro a persona per la prima uscita (comprendono la tessera associativa) e 35 euro le successive nell’anno in corso.

Senza fare la tessera l’uscita costa 40 euro a persona.

Occorrono almeno 5 adesioni per poter dare conferma, massimo si esce in 8-10 persone + lo skipper-istruttore.

E’ anche possibile uscire un giorno in barca con un proprio gruppo al di sotto del numero minimo di partecipanti e senza altre persone aggiunte: in questo caso concorderemo direttamente un prezzo forfettario. Il prezzo delle uscite a vela a forfait nei giorni feriali è generalmente più economico. Per situazioni particolari offriamo prezzi particolari!

Se ti vuoi aggregare ad altre persone cercheremo noi di formare un gruppo per raggiungere il numero minimo di partecipanti per poter effettuare l’uscita in barca a vela.

Nel periodo invernale il costo delle uscite è di euro 35 per i non soci, euro 30 per i soci.

Uscite a vela giornaliere didattiche

Le uscite giornaliere a vela sono, per chi vorrà imparare la tecnica della vela, anche uscite-scuola: si imparano i primi rudimenti teorici, si può condurre l’imbarcazione al timone e si possono toccare aspetti specifici secondo la propria preparazione ed esperienza. Il tutto nel piacere rilassato della navigazione a vela.

Pranzo al sacco, se le condizioni lo permettono si può organizzare un aperitivo in navigazione oppure dopo essere rientrati all’ormeggio.

Orari delle uscite giornaliere

Orario Invernale: 10:30-15:30 circa

Orario Estivo-2 possibilità: 9:00-13:30 oppure 14:00-18:30

USCITE A VELA CON APERITIVO AL TRAMONTO  (per info e date clicca QUI)

Uscita a vela con aperiivo al tramontoLe uscite a vela con aperitivo al tramonto si effettuano nel periodo estivo (a richiesta anche nel resto dell’anno).

Prezzo Uscita con aperitivo: 25 euro per i soci, 30 non soci.

Imbarco a partire dalle ore 18:00

Un ottimo modo per iniziare il fine settimana nella suggestione del mare al tramonto a vela.

Condizioni Meteo E’ lo skipper-istruttore a decidere se ci sono le condizioni meteomarine adatte all’uscita a vela. La verifica finale delle condizioni presenti è fatta sul posto al momento dell’appuntamento. Nel caso non si esca per meteo avverso nulla sarà dovuto. Nuvolosità o minaccia di pioggia non sono considerati motivi sufficienti per non presentarsi all’appuntamento. In caso di disdetta a meno di 24 ore dall’appuntamento sarà comunque dovuto il 50% dell’importo.

Le uscite a vela si svolgono davanti al litorale romano senza una meta particolare, l’itinerario lo decide il vento! Imbarco al Porto di Roma (Ostia), o dalla vicina foce del Tevere, lato Ostia, il porto naturale di Fiumara Grande.

E’ possibile uscire anche nei giorni feriali. Siamo disponibili ad uscire in barca a vela con massaggio in amaca sul boma e yoga della risata anche nei giorni feriali, con preferenza ai giorni dal lunedì al lunedi, martedì , mercoledì , giovedì, venerdì  (a partire da marzo  indistintamente in tutti i giorni)!

PRENOTA oppure CONTATTACI  3294167403 e organizzeremo insieme.

LE PROSSIME USCITE GIORNALIERE IN BARCA A VELA

un giorno a vela a Ostia – 2019